Assassini seriali, Il ruolo delle fantasie violente

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Squall.Leonhart
view post Posted on 5/8/2010, 13:52




Dei trentasei criminali studiati nella ricerca di Douglas e Ressler ogni singolo soggetto ha ammesso di essere sempre stato cosciente di avere avuto una vita fantastica molto attiva e che all'interno di queste fantasie quelle più ricorrenti erano di violente situazioni sessuali. La maggior parte di queste fantasie prima del primo omicidio si concentrano sull'uccidere.
Questo contrasta con le fantasie post-omicidio, che nella maggior parte dei casi hanno per argomento una rivisitazione dei crimini commessi e
soprattutto il come perfezionare i vari aspetti delle imprese criminali.
Il ruolo delle fantasie negli omicidi è un fattore che ha ricevuto attenzione solamente di recente. Negli ultimi vent'anni, il ruolo delle fantasie sadiche è stato esplorato in diversi studi (Brittain 1970; Reinhardt 1975; Revitch 1965,1980; West et al 1978), tutti concordi nell'affermare che gli atti
sadici e le fantasie sono intimamente connessi fino ad annunciare la
regola che "La fantasia guida il comportamento".
Da qui la regola aurea di Douglas che riassume in poche parole il senso dell'approccio comportamentista: "Il comportamento è lo specchio della personalità, la personalità è lo specchio delle fantasie"
Analizzando i dati ottenuti con le ricerche e le interviste, si sono notate le corrispondenze biunivoche ed il legame inequivocabile fra fantasia
ed omicidio; queste fantasie nascono presto nella mente dei soggetti e si incanalano in un flusso di percorsi di pensieri che tendono a difenderle e privilegiarle fino a farle diventare l'unica cosa di valore dell'individuo, l'unica realtà "veramente propria".
I flussi di pensiero sono evidenziati da alcune dichiarazione rappresentative
di un soggetto: "Per tutta la mia vita sapevo che avrei ucciso, ed ogni mia energia si incanalava in quei pensieri che mi facevano sentire bene…
sapevo che sarebbe successo, mi preparavo" o dalle dichiarazioni di
una madre di un assassino che , dopo che suo figlio fu arrestato durante l'infanzia per il furto di materiali feticistici disse che se non succedeva
qualcosa temeva che gli sbalzi d' umore e la solitudine estrema in cui il
figlio si era rinchiuso avrebbero portato a "qualcosa di terribile e tragico".
L'omicidio è un atto che dà soddisfazione nel mondo fantastico dell'assassino. Poiché questi criminali pensano di avere il potere di fare quello tutto ciò che vogliono e di vivere in un mondo ingiusto, la fantasia emerge come un importante luogo di fuga e un momento in cui esprimere liberamente le proprie sensazioni di ricerca di controllo su di sè e su altri esseri umani.
Ma quale è l'origine del pensiero di uccidere ? I pensieri sono definiti come
idee che sono state elaborate da stimoli ricevuti attraverso il cervello
(Gardner 1985). Il sogno ad occhi aperti è stato definito come ogni attività cognitiva rappresentante uno spostamento di attenzione dal contesto di un pensiero (Singer 1966). Una fantasia, come Douglas e Ressler la definiscono,è un pensiero elaborato con molta accuratezza, ancorato nelle emozioni e che ha origine nei sogni ad occhi aperti.
Le fantasie sono un normale mezzo attraverso il quale gli adulti ed i bambini ottengono e mantengono il controllo su una situazione immaginata.
Comunque, il livello di sviluppo della capacità di avere fantasie può
variare fra persone diverse ed in base alla capacità di ogni individuo di individuare un pensiero come sogno ad occhi aperti, articolarne il
contenuto e retrospettivamente richiamarne il contenuto alla memoria.
Singer (1996) osserva che il 96 per cento degli adulti ammette di sognare ad occhi aperti molte volte al giorno, mentre Beres (1961) fa invece notare una informazione molto importante; molto spesso la fantasia prepara all'azione. Molte persone possono avere fantasie sadiche. Non è noto come molte
persone attivano le loro fantasie sadiche ed in che contesto questo succede ma Sclesinger e Revitch (1980) fanno notare che una volta che la fantasia raggiunge il punto in cui lo stress interno è intollerabile, la via per l'azione è spianata.
Molto spesso i motivi psicologici per il comportamento violento fanno capo ad una serie di traumi e di episodi critici nella prima infanzia. La tesi di Douglas e Ressler per quanto riguarda il serial killer è che l'universo di fantasie del soggetto sia stimolato ed incoraggiato dalle circostanze particolari in cui si trova a crescere.
Nel tempo gli schemi di pensiero si organizzano in modo tale che la fantasia assume un ruolo dominante sopperendo alle sofferenze o ai disagi che il soggetto prova nella vita. Per esempio un bambino picchiato da suo padre
può iniziare a pensare e fantasticare che ogni adulto che gli viene incontro lo fa per picchiarlo. Può immaginare che qualcuno arriva a picchiare l'adulto stesso e questo schema può dargli sollievo e soddisfazione. In aggiunta, mentre è picchiato il bambino può rimuovere se stesso dal dolore attraverso
la fantasia, per esempio durante gli episodi di violenza non dà segni di paura o sofferenza fisica. Più tardi può fantasticare di quanto sia stato bravo a controllare la situazione. Il bambino può diventare esperto a diminuire o aumentare il terrore a vari livelli sempre attraverso la fantasia, oppure può manifestare una progressiva perdita di aderenza alla realtà.
Come diretta conseguenza si verifica non solo un isolamento ancora maggiore ma un'altra caratteristica molto diffusa dei serial killers, il bisogno di alti
livelli di stimolazione per essere capaci di provare un' emozione.
C'è uno sviluppo estremamente prematuro di queste fantasie sadiche e sessuali, alcune di queste sono realizzate in privato o nel gioco. Molte di queste fantasie costituiranno lo schema degli omicidi del criminale adulto.
Lo sviluppo di queste fantasie è documentato anche dai genitori dei soggetti. Una madre racconta di aver trovato una volta il figlio di appena tre anni con
il pene legato con una corda ad un cassetto. L'organizzazione dell'atto
le fece presumere che quella non era la prima volta che lo faceva.
Le fantasie sono utili ai bambini, li aiutano ad imparare attraverso il ripetersi
ed il prepararsi all'azione. Non è chiaro se queste fantasie positive erano presenti per i criminali o se non ne abbiano mai avute; il dato che emerge comunque è un attaccamento morboso ad esse ed una dipendenza totale.
L'estrinsecazione delle fantasie si nota anche nel gioco dei bambini, anzi si ritiene che alcuni schemi di gioco siano la messa in atto della scena
immaginata numerose volte. Questo è confermato dai soggetti stessi che ricordano fin dalla tenera età di aver avuto schemi di gioco ripetitivi da soli o con altri coetanei.
Spesso l'atto è un rovesciamento, ottenuto attraverso la razionalizzazione
della fantasia di una situazione in passato imposta al soggetto o di un
episodio di cui è stato vittima. In questi casi il soggetto non è
consapevole di agire in senso di rivalsa rovesciando i ruoli.
Un criminale racconta che era solito masturbarsi apertamente in famiglia specialmente in presenza delle sue sorelle, usando il loro abbigliamento
intimo come oggetto feticistico. Il soggetto voleva mostrare la sua superiorità verso la famiglia per rovesciare le situazioni di abuso che era stato costretto
a subire dal padre quando era molto più piccolo. La famiglia lo derideva, e la sua reazione era di odio perché non riusciva a vedere il fatto che il rifiuto
della famiglia per lui era basato sull'assurdità di questi atti. Era capace
soltanto di percepire il risentimento e l'odio che provava per i suoi parenti.
Un altro elemento importante che affiora dall'analisi delle fantasie è che fin dall'inizio queste sono estremamente egocentriche, e che più tardi si
traducono in un acting-out che non si preoccupa minimamente dell'effetto
sugli altri di cosa succede. Un soggetto racconta che costringeva sempre sua sorella a fare un gioco che si chiamava "camera a gas" nel quale lei lo doveva legare ad una sedia e poi tirare un immaginario interruttore, dopo un po' lui avrebbe iniziato ad agonizzare e poi sarebbe morto. Il gioco era molto scioccante per la sorella ma questo era di nessun interesse per il soggetto, preoccupato soltanto del fatto che la rappresentazione sesso-morte
fosse il più fedele possibile all' immagine mentale che aveva di essa.
L'interesse per temi feticistici è molto comune nei soggetti, anche durante la prima infanzia ci sono testimonianze di interesse per tacchi a spillo, abbigliamento femminile intimo e non, corde ed indumenti appartenenti ad altri.
Spesso le fantasie si concretizzano in modo embrionale ma evidente subito nei primi crimini commessi dai soggetti, che troppo frequentemente sono sottovalutati come bravate di adolescenti bizzarri.
Sarebbe invece opportuno che psicologi e forze dell'ordine si rendessero
conto della pericolosità che alcuni crimini minori manifestano a livello di potenziale.
Esempio di questa ultima affermazione è il caso sopra analizzato del bimbo trovato dalla madre col pene legato con una corda ad un cassetto.
Da adolescente è stato trovato sotto la doccia che praticava asfissia autoerotica con una corda. A quattordici anni i suoi genitori lo portarono da uno psichiatra dopo aver notato delle evidenti bruciature sul collo. A diciassette anni ha rapito una ragazza più giovane di lui di qualche anno e con l'auto l' ha trascinata nel deserto e l' ha tenuta con se per tutta la notte .
La denuncia è arrivata da parte della ragazza il giorno seguente e la polizia lo ha arrestato però senza grandi conseguenze.
A questo punto si doveva capire che la situazione stava sfuggendo
di mano. L'acting-out delle fantasie aveva preso una direzione fin troppo evidente, il soggetto era passato da se stesso come unico protagonista
ad una vittima, certo facile, più giovane di lui, e all'uso di un'arma per assicurarsi che tutto andasse come lui aveva immaginato.
E' molto interessante il fatto che queste prime manifestazioni delle fantasie
che si concretizzano siano gli argomenti più difficili da affrontare con
i soggetti. Sono estremamente riluttanti a parlarne e cercano in continuazione di trovare giustificazioni di fronte all'intervistatore. E' come se fossero
coscienti che quello è stato il momento in cui hanno deliberatamente e coscientemente passato la linea, il momento in cui esisteva il controllo su questi comportamenti, il momento in cui doveva scattare una massiccia razionalizzazione; non è successo niente di tutto questo piuttosto quegli avvenimenti sono ragionevolmente una delle poche cose di cui i soggetti si vergognano a parlare. Anzi, questo è verosimilmente il momento in cui i soggetti imparano che possono uscire inintaccati dalle loro azioni criminose;
gli atti subiranno un'escalation e se si arriverà all'omicidio con una
sensazione di impunità il destino di questi soggetti sarà segnato.
Il potere di vita e di morte e la realizzazione che un individuo decide se
ferire uccidere ed esercitare dominio e violenza indiscriminata su altri
secondo il proprio piacere è un'esperienza molto precoce nella vita di
questi uomini.
Douglas e Ressler sono molto chiari su questo punto; la parola chiave qui è "Controllo". La disintegrazione della personalità dovuta ai traumi e la solitudine causata da bizzarri comportamenti e convinzioni fanno sì che il soggetto
non si senta minimamente in controllo di quello che gli succede. Questa sensazione di controllo viene recuperata all'interno delle fantasie in modo esagerato e paradossale. La mancanza di piaceri derivati dalla vita comune spinge i soggetti a fare sempre più affidamento a queste fantasie,
che durante la crescita diventano sempre più pericolose.
Presto il confine crolla e l'individuo classifica gli episodi fantastici come unico elemento di valore della propria vita. Quando lo stress e la frustrazione aumentano fino a divenire intollerabili, le fantasie saranno vissute fino
all'ultimo dettaglio.
E' questa la ragione, forse, per la totale mancanza di rimorso a fronte
di crimini di inaudita ferocia. All'interno delle proprie fantasie tutto è lecito.
Chi non ha mai immaginato di soffocare il proprio capo nel sonno con un cuscino ? Ebbene i serial killer arrivano a credere, tanta è l'abitudine a
vivere di fantasie, che non ci sia differenza con la realtà.
Tanto è il loro rancore per il mondo e tale è la loro forza interiore che al momento dell'esplosione si trasformano negli assassini più temibili del mondo. Alcuni riescono a convivere con le proprie azioni, altri le dislocano ,
cercando di spostarle da sè, altri sperimentano stati di dissociazione. Ted Bundy ha parlato dei propri crimini in terza persona fino all'ultimo, facendo
finta che si trattasse di narrazioni di azioni altrui. Jeffrey Dahmer ha probabilmente sperimentato forti dissociazioni e delle specie di trance quando compiva certi atti. Il giorno che è stato arrestato a seguito della denuncia di una vittima che era riuscita a scappare, è stato trovato dagli agenti nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato la scampata vittima: a sedere sul letto che ondulava in su ed in giù con gli occhi sbarrati.
I dati comuni parlano da soli a proposito della precocità e della potenza di queste fantasie; per diciannove dei trentasei assassini che hanno
risposto alla domanda "A che età sono iniziate le fantasie di stupro e
violenza ?" la risposta è stata :dai cinque ai venticinque anni.
I desideri di esercitare sadismo sugli altri possono manifestarsi, in una serie di schemi molto diffusi fra questo tipo di criminale, anche sugli animali.
Uno degli intervistati, Ed Kemper, era famoso per essere soprannominato
"Doc" per la sua mania di uccidere e sezionare gatti. Interessante come
spesso la colpa viene spostata sull'animale stesso e non sulla crudità del proprio gesto. Un soggetto riferisce di aver iniziato a torturare gatti
dopo che la casa si era riempita di pulci per averne portato a casa uno.
Iniziò a legare petardi ed esplosivi agli animali, per primo al suo , ed è fiero
di aver prodotto molti gatti zoppi ad una gamba. Ogni atto o pensiero
che si avvicina all'espressione di sentimenti violenti diventa un elemento ricorrente delle fantasie e dei desideri dell'individuo. Quello che dall'esterno percepiamo come una drammatica escalation che porta all'uccisione di un animale o di un uomo è in realtà una lenta progressione di elementi che ha origine nelle fantasie.
Questo ci porta ad un altro assunto fondamentale della genesi del
serial killer: I pensieri creano un cosiddetto "Feedback loop", un circolo
vizioso in cui inquietudini, fantasie e convinzioni si sostengono
rinforzandosi e giustificandosi a vicenda. Questo processo fa sì che
durante la sua formazione un futuro assassino seriale realizzi molto
presto che l'uccidere è un fatto assolutamente normale e giustificato
nella sua vita. Sempre Ed Kemper è tristemente famoso di come con
il fucile di suo nonno dava la caccia ai pavoni ed agli struzzi dei vicini.
Quando il nonno lo rimproverava per il suo cattivo uso del fucile dallo stesso affidatogli, Ed non pensava di aver esagerato ma che il nonno si sbagliasse.
Per quanto lo riguardava stava facendo cose normalissime; erano gli altri che non capivano. All'età di quattordici anni il nonno gli tolse l'uso del fucile perché diceva che esagerava nelle cose che faceva e lo metteva in imbarazzo con i vicini. Anche la nonna, la persona della famiglia forse più vicina al giovane Edward lo sgridava spesso per questi problemi. Più tardi Ed trovò naturale uccidere entrambi "per vedere che effetto fa sparare al nonno" .
Per i serial killers l'esperienza ha un valore supremo e senza prezzo; concretizzare i sogni di una vita. Provare tutte le sensazioni.
Sappiamo che il basso livello di eccitazione li spinge a cercare stimoli sempre più nuovi e sempre più estremi.
E' famosa la frase di Albert Fish, forse uno degli assassini sessuali più infami e privi di rimorso mai visti dall'America, che prima di sedersi sulla sedia elettrica per essere giustiziato disse : "Sarà il brivido supremo, l'unico che non
ho ancora provato".
Oppure quella di Peter Kurten, famoso "mostro di Dusserdolf", che non
vedeva l'ora di essere decapitato; il suono della testa che cade e la
sensazione del suo stesso sangue che scorre sarebbero stati il suo ultimo, intenso, piacere.
Per quanto riguarda i modi in cui l'aggressività si esprime da adulto l'indagine svela che la corrispondenza fra le fantasie infantili ed il loro acting-out adolescenziale e le caratteristiche dei crimini da adulto è diretta.
Il legame qui è in modo più specifico tra fantasia e Firma. La firma,
quello che il criminale deve fare per appagare la sua ansia, è solamente un obbedire cieco alle fantasie. "Il demone" che molti criminali indicano come il vero colpevole degli atti è semplicemente quello: il mondo fantastico del soggetto.
In conclusione di questa parentesi possiamo dire che le fantasie giocano un ruolo essenziale nella costituzione della psiche di un assassino seriale e che è importante conoscere i meccanismi attraverso i quali le stesse funzionano per poter capire come si concretizzano nei crimini e a che personalità possono appartenere.
 
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